Mario Badioli

Murano Glass Art

Mario Badioli

L’opera di Mario Badioli richiama immediatamente il ricordo della grande tradizione vitrea a Murano, offre cioè il tema di un agire artistico che viene da lontano. Le opere che Badioli propone sulla scena dell’arte vitrea hanno l’indubbio portamento di una nobile memoria. La frontiera della sperimentazione, più in generale nell’arte, manifestatasi nel secolo appena trascorso, ha individuato diversi panorami, tracciato differenti percorsi, ha definito nuovi linguaggi; eppure il sentimento nei confronti del vetro non si è spento, anzi, ha trovato l’interesse di molti artisti che, in collaborazione con maestri vetrai come Mario, attraverso la sperimentazione e la ricerca, sono giunti alla conquista di nuovi approdi e di nuove certezze nell’arte vitrea, che si è dimostrata ricca di sorprese e di novità, ancora capace di stupire. Badioli gioca quotidianamente con il fuoco e la sabbia, sostanza morbida con la quale si possono creare forme spettacolari, piene di colore, che con la luce dà corpo alla fantasia.

Ogni gesto sulla superficie incandescente determina un risultato che prima della cristallizzazione della materia e dell’oggetto finito è già opera. Crea così forme e decorazioni dalla straordinaria qualità cromatica, provenienti dal passato e rinnovate con il sapere della tradizione. Saperi profondi che diventano un tutt’uno con il corpo e la mente, fatti d’abilità, certezze e sfide continue, per raggiungere traguardi sempre più avanzati. Ripercorrere la vita di Mario Badioli maestro vetrario, giunto in fornace nei primi anni cinquanta, significa incontrare parallelamente la vita, i costumi, le usanze, le condizioni sociali ed economiche, lo sviluppo ed i cambiamenti avvenuti a Murano. Si percorre un passato fatto di passio ne, gioie e sacrifici, dalla necessità di sopravvivere all’affermazione di una migliore qualità professionale. Si scopre l’antica arte del vetro, il suo fascino, i segreti, le abilità e i contributi dati dai maestri vetrai e dalle loro maestranze alla costruzione ed affermazione di un enorme patrimonio.

Si scoprono gli sviluppi e le frenate avvenute nell’innovazione, nella ricerca, le crisi attraversate dall’industria vetraria dell’isola, conquiste ed i fallimenti, le competizioni con un sistema di mercato che cambia con gli avvenimenti del mondo. Mario Badioli ha deciso negli anni sessanta di aprire la propria fornace, affrontando un percorso fatto di rischi e responsabilità, di soddisfazioni e riconoscimenti, mettendo alla prova le sue capacità, riqualificando la sua professionalità, essendo l’unico inventore ed esecutore insieme dell’organizzazione del proprio lavoro e della qualità delle opere da lui prodotte, utilizzando le potenzialità creative ereditate nelle lavorazioni tradizionali. Ha imparato a capire i sistemi di produzione, adeguandosi alle fluttuazioni del gusto e del mercato, producendo opere in piccole serie e pezzi unici, caratterizzati nella forma, nel colore e nella realizzazione a mano. Opere che risultano finite una volta uscite dal forno per l’ultima calda ed entrano nella muffola per il loro periodo di raffreddamento. Opere che nell’aspetto iconografico affermano un linguaggio vitreo che non cede alla dissolvenza formale. Infatti, in Badioli, la definizione di una forma si può cogliere come la riappropriazione di un racconto. Le immagini non si pongono come pretesto linguistico ma soddisfano la necessità della rappresentazione.

Ecco che le sue figure, i vasi, i suoi volti, i pagliacci sviluppano un racconto, un procedere per simboli, metafore, parti di verità che contribuiscono al riconoscimento di una realtà, di una vita semplice e comune. Appaiono così come echi lontani e contemporaneamente come visioni esistenziali, figure in azione nelle quali, secondo una accurata disposizione, distribuisce gesti e colori per giungere a risultati suggestivi. Immagini che si manifestano solo apparentemente superficiali ma, in realtà, nascondono un complesso di azioni che non rinunciano alle formali procedure progettuali, anzi ne determinano un percorso fatto prima di tutto di schizzi preparatori.

Schizzi che non si limitano all’istintività presente in Badioli, anzi la loro intenzione è di intervenire nella definizione del soggetto sottolineandone le azioni, i ruoli ed i compiti delle immagini rappresentate attraverso un segno veloce, energico e significativo che compie un approfondimento, un’indagine grafica che rappresenta il pensiero, l’idea. In queste realizzazioni vi è certamente una componente di piacere che Badioli giustifica con la soddisfazione per la definizione della forma e la rappresentazione dei particolari.

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